Intervista al presidente Emilio Sabattini, che fa il punto della situazione dopo il ddl

Province senza poteri. È stato infatti approvato dal Consiglio dei ministri un disegno di legge che mira a svuotare le funzioni di questi discussi enti locali in vista di una possibile abolizione, per cui serve invece una legge di modifica della Carta Costituzionale. Ma quali sono gli scenari che si aprono ora dinnanzi a imprese e cittadini? A tal proposito abbiamo sentito il parere di Emilio Sabattini, presidente della Provincia di Modena. Presidente, quale valutazione dà del decreto svuota poteri? Il tema dell’abolizione delle Province va collocato in un tema più di ampio di quello attuale perché se pensiamo di riformare le istituzioni solo attraverso le province saremmo dei demagoghi. Questa scelta deve rappresentare la prima tappa attraverso la quale noi andiamo a una riorganizzazione istituzionale del nostro Paese. Partiamo dalle Province, benissimo. Ora alla riorganizzazione è comunque opportuno andarci fino in fondo, sennò si diventa ridicoli. Il ministro degli affari regionali Graziano Delrio parla di principio semplificatorio: alle Regioni le funzioni pianificatorie, ai Comuni quelle amministrative. Cosa ne pensa? Così i sindaci diventano il perno amministrativo, e c’è il rischio di accentrare su di loro tutte le competenze. E quindi qualche problematicità potrebbe esseci. Dovremmo vedere con attenzione gli effetti del riforma. Ritengo poi che essa debba essere accompagnata anche da altre scelte. Non quindi solo Unioni di Comuni, bisogna andare anche alla fusione dei piccoli Comuni. È necessario poi pensare al superamento delle Camere di Commercio. Bisogna cioè mettere in campo un’agenda nella quale si dà l’idea di una scelta strategica di questo Paese che nel terzo millennio mette in campo un insieme di istituzioni più leggere, meno onerose e più efficienti in grado di governare i difficili processi economici sociali di questa stagione. Secondo lei alcuni servizi rischiano di risentirne dal punto di vista qualitativo? Un grosso interrogativo riguarda ad esempio le scuole… La responsabilità e la gestione degli istituti superiori negli anni ‘90 era affidata ai comuni capo distretto e quindi tornerà loro: in questo non ci saranno problemi. Il problema vero sarà invece quello delle risorse, di riprendere in mano una gestione che ha anche funzioni economiche finanziarie rilevanti e che ricade sul patto di stabilità e su difficoltà già insite nel governo delle amministrazioni locali. In questa fase la Provincia come si comporterà per portare a termini i suoi impegni ed esercitare le sue funzioni? La Provincia fin che ci sarà – e cioè giugno 2014 – manterrà quelle competenze che sono proprie di questa istituzione. Abbiamo alcune importanti sfide da affrontare come l’istruzione alle superiori prima del passaggio ai Comuni; continueremo con le autorizzazioni ambientali; e poi c’è il tema della formazione professionale e dell’agricoltura. Sono tutti settori strategici su cui scegliere bene. Dobbiamo evitare che in questo processo di trasformazione ci sia l’accentuazione della burocratizzazione. La ricaduta su cittadini e operatori potrebbe non essere positiva: lavoreremo perché questo non accada.