La Regione riporta la discussione alla realtà

Un processo alle intenzioni, peraltro già ampliamente smentite. È quello che si sta profilando nei confronti di Dante Bigi, patron della ‘Nuova Castelli’, reo di voler investire 60 milioni di euro per realizzare un mega magazzino del Parmigiano Reggiano e uno stabilimento produttivo da 20mila metri quadrati. Dopo il niet dalla Provincia di Reggio, l’imprenditore si sta ora guardando attorno e valuta proposte provenienti da Modena e Parma. Ma sul progetto piovono ogni giorno sospetti e supposizioni. A riportare la discussione sul binario della realtà è la Regione, che – pur non cacciando del tutto i fantasmi – cerca di riportare la discussione ‘alla realtà’. «La realizzazione del nuovo impianto è motivata da legittime ed autonome scelte imprenditoriali», mette ben in chiaro l’assessore regionale all’agricoltura, Tiberio Rabboni in risposta a una interpellanza del consigliere Fabio Filippi (Pdl). «Il disciplinare di produzione del Parmigiano-Reggiano Dop prevede che la stagionatura del formaggio sia realizzata all’interno del comprensorio di produzione», spiega Rabboni. E ricorda che solo a seguito dei gravissimi danni provocati dal sisma del maggio 2012 a caseifici e magazzini di conservazione e alla necessità di salvaguardare la produzione, «è stata autorizzata in via transitoria e per un periodo limitato a 12 mesi la possibilità di realizzare questa fase del ciclo produttivo fuori dall’area del comprensorio». All’interno del comprensorio di produzione, tuttavia, il disciplinare del Parmigiano-Reggiano «non prevede la presenza di locali dedicati esclusivamente alla stagionatura del Parmigiano-Reggiano. Non esistono quindi norme che impongano questo obbligo di esclusività». «Non è pertanto possibile – sottolinea a chiare lettere – porre in essere alcun provvedimento per impedire che nella futura struttura possano essere stoccati anche formaggi a pasta dura e a lunga stagionatura provenienti dall’estero, e per evitare eventuali fenomeni di concorrenza sleale nei confronti dei produttori di Parmigiano-Reggiano». E specifica che «le norme comunitarie – peraltro recentemente rafforzate dal pacchetto legislativo europeo sulla qualità con l’introduzione del meccanismo di ex officio, vale a dire l’obbligo incombente per i 27 Paesi dell’Unione europea di contrastare e sanzionare le false produzioni Dop, in particolare del Parmigiano-Reggiano – tutelano in modo cogente le denominazioni di origine e il loro corretto utilizzo, ma non consentono interventi, se non per provati motivi sanitari, volti a limitare la circolazione di prodotti alimentari sull’intero territorio dell’Unione europea». Rabboni piccona anche quella sorta di neo-protezionismo che sta sorgendo attorno al Re dei Formaggi: «Un consumatore italiano deve essere libero di acquistare, se lo ritiene opportuno, un formaggio ‘grana’ prodotto nella Repubblica Ceca, così come un cittadino di quel Paese deve essere libero di acquistare Parmigiano-Reggiano Dop». La condizione essenziale che deve essere verificata e garantita «da strutture preposte allo svolgimento delle attività di controllo» è che questo percorso «si realizzi in modo trasparente e consapevole e che nessun soggetto ponga in essere iniziative o comportamenti sleali, o veri e propri reati in grado di danneggiare il consumatore e carpirne la fiducia». Alla Regione «spetta l’attività di vigilanza da svolgere soprattutto nei confronti degli organismi di controllo delle produzioni Dop. Tramite gli uffici competenti non mancheremo di vigilare per rilevare e correggere eventuali anomalie del sistema». Bene, ora la discussione torni però al concreto. E cioè: c’è qualche amministratore locale pronto ad ospitare un progetto capace di dare nuovo lavoro a 200 persone e alle imprese locali? In un Paese normale ci sarebbe la fila, qui invece si tentenna perdendosi in elucubrazioni. E intanto la crisi continua a mordere ferocemente. nLuca Soliani