L’ex grillina Sandra Poppi presenta un’interrogazione urgente

Via Nonantolana 221. Un indirizzo ormai entrato nelle cronache cittadine come sinonimo di degrado e desolazione profonda. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato il dramma vissuto dalle uniche quattro famiglie rimaste a vivere nelle tre ex palazzine Acer ormai abbandonate, tra un via vai costante di tossicodipendenti e un senso di abbandono crudele. Una settimana fa è arrivata la tragica morte di un tossicodipendente 51enne, solito mimetizzarsi tra la sporcizia disseminata tra gli stabili. Troppo forte la dose di eroina iniettata in un corpo esasperato. Giorni fa è intervenuta Acer scaricando, di fatto, la responsabilità sui residenti. «Aggiusteremo nuovamente la recinzione, qualora si dovessero riverificare un ulteriore danno sarete chiamati a contribuire al ripristino essendo la recinzione parte comune e come tale oggetto della custodia dei residenti», precisa l’ente in una raccomandata recapitata alle famiglie superstiti. Nella stessa missiva, Acer si difende sostenendo che «per quanto riguarda le siringhe e la sporcizia siamo intervenuti più volte ed è attivo un servizio di vigilanza dal 2009». Ma basta fare una breve passeggiata intorno alle palazzine per scontrarsi con una realtà ben diversa: tra lucchetti agli ingressi, come se fossero celle di un carcere, ante divelte, finestre murate, vetri frantumati, cantine invase da siringhe e uno stato di insicurezza costante. L’assessore Francesca Maletti, si dice al corrente dello stato di degrado e incalza gli inquilini superstiti ad accettare la proposta economica dell’amministrazione per traslocare altrove. Insomma, i riflettori sulla vicenda via Nonantolana si sono finalmente accesi, e ieri è toccato alla politica intervenire con un’interrogazione urgente presentata dall’ex grillina Sandra Poppi, attualmente nella lista Modenasaluteambiente. La consigliera chiede al Comune un resoconto delle verifiche effettuate sugli stabili dopo il terremoto e cosa sia intenzionato a fare per riportare ad un minimo di decoro e sicurezza l’area. «E’ opportuno ed ormai urgente – sostiene la Poppi – un intervento di messa in sicurezza e la ristrutturazione completa delle palazzine. Chiedo inoltre al sindaco se Acer ha intenzione di intervenire e riutilizzare gli stabili come alloggi sociali». In particolare sulle conseguenze post-sisma, gli edifici di via Nonantolana sono stati sì oggetto di controlli da parte di tecnici comunali e Acer, ma non manca qualche criticità espressa dagli stessi residenti.«Con le scosse di un anno fa, il piccolo stabile adibito a lavanderia di fronte la nostra palazzina (nella foto sopra) è diventato pericolante. Abbiamo segnalato la caduta di calcinacci e le crepe nei muri, così sono intervenuti i tecnici a recintare l’area», spiega Clorinda Tucci, facendo notare, però, «come il cartello di pericolo crolli sia stato installato nel nostro giardino, ma non dalla parte rivolta verso il confinante parco XXII Aprile. Spesso da quel lato i bambini calciano la palla nel nostro cortile e per venire a recuperarla scavalcano proprio il tetto della lavanderia inagibile. E’ pericoloso e serve un intervento per segnalare la cosa». Dopo anni di silenzio, il dibattito su via Nonantolana è esploso in una sorta di effetto a catena dai contorni tragici: la disperazione dei residenti, la morte di un tossicodipendente, la città che scopre un angolo in rovina nascosto nelle retrovie di via Nonantolana, strada tra le più percorse dai cittadini a due passi, peraltro, dal centro storico. La patata bollente è in mano ad amministrazione e Acer. In programma c’è da tre anni la demolizione dell’area e decine di famiglie assegnatarie Erp sono state già trasferite altrove: resta da sciogliere il nodo degli unici proprietari, attualmente impegnati a pagare un mutuo sull’immobile. A parte la trattativa in corso, però, i drogati continuano a considerare l’area come un rifugio nascosto dal mondo e il degrado dilagante aspetta di essere bonificato. Il prima possibile. nVincenzo Malara