«Non è ammissibile che un assassino usi la perizia psichiatrica come salvacondotto per uscire prima di galera, per ritrovare – immeritatamente – quella libertà che ha strappato con tanta violenza alla sua vittima». Così l’Udi (Unione donne in Italia) di Modena annuncia la presenza di un presidio domani fuori dal Tribunale di Bologna dove si terrà il processo d’appello per l’omicidio Cuppini. Alla sbarra tornerà Alessandro Persico, ingegnere elettronico alla Ferrari, compagno ed assassino di Barbara Cuppini, responsabile Marketing Italia sempre alla Ferrari. Nel 2011 Persico accoltellò Barbara 13 volte, mentre lei dormiva. Persico è stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere e 6 di ospedale psichiatrico. «Grazie alla perizia psichiatrica – spiega l’Udi -, il giudice decise di riconoscere la seminfermità mentale. Concesse anche le attenuanti generiche (perché confessò il delitto), ma non le aggravanti per futili motivi. Il movente dell’omicidio, probabilmente, sarebbe stata l’intenzione di Barbara di porre fine alla relazione. Nonostante i suoi precedenti (nel 2010 fu arrestato a Firenze perché squarciò le gomme di alcune auto e, in un’altra occasione, minacciò l’ex compagna con un coltello) Persico ottenne sia il rito abbreviato sia la semi – infermità mentale, che gli garantirono uno sconto di pena. Un femminicidio, come troppo spesso avviene, è stato dibattuto in un’unica udienza. Un assassino, come troppo spesso avviene, ha ottenuto diversi privilegi. Una vittima, come tante altre vittime, stenta ad avere giustizia. Una famiglia, come tante altre famiglie, deve lottare per far sentire la propria voce. Come ha chiesto Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria: ‘Non accettare più nessuna giustificazione psichiatrica nei casi di femminicidio’. Anche noi, con forza, chiediamo che fatti del genere non avvengano più». Come detto, la sentenza di primo grado venne emessa un anno e mezzo fa dal gup del Tribunale di Modena Domenico Truppa, che condannò l’imputato a dodici anni di carcere, più altri sei di cure psichiatriche. Vennero accolte tutte le richieste del difensore, l’avvocato Francesco Giubbini Ferroni, che aveva chiesto le attenuanti generiche e soprattutto il riconoscimento del vizio parziale di mente.