De Franceschi all’attacco

Ci sarebbero tre indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Bologna sulla Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero: l’ipotesi di reato è di truffa aggravata ai danni della Regione. I tre sarebbero persone esterne a viale Aldo Moro e probabilmente referenti delle associazioni che in questi anni hanno ricevuto finanziamenti dalla Consulta. L’indagine, coordinata dalla pm Morena Plazzi, è affidata alla Squadra Mobile e analizza i fondi distribuiti negli anni dalla Consulta ad associazioni che potrebbero non avere avuto i requisiti necessari per ottenerli. Il fascicolo in Procura è stato aperto dopo l’arrivo in via Garibaldi di un esposto anonimo assai dettagliato. La notizia dei tre indagati non viene confermata ne’ smentita in Procura. Gia’ ieri la capogruppo in Regione dell’Idv, Liana Barbati, aveva fatto un resoconto dei finanziamenti a suo dire dubbi elargiti dalla Consulta, presieduta da Silvia Bartolini. In particolare, due beneficiari ricorrevano piu’ di altri: l’Istituto Fernando Santi di Reggio e il Movimento cristiani lavoratori. Il Movimento 5 stelle, l’Udc e l’indipendente Giovanni Favia erano tornati a chiederne l’abolizione. Per la giunta ha parlato, sempre ieri, il sottosegretario Alfredo Bertelli sottolineando che viale Aldo Moro sarebbe, comunque, parte lesa e che un progetto di riforma della Consulta e’ da tempo allo studio dei gruppi regionali. Questa posizione ufficiale dell’ente viene fortemente criticata dal capogruppo in Regione del M5S, Andrea De Franceschi: «La Regione parte lesa? Adesso basta con questa storia: cos’è, un nuovo escamotage della nostra Giunta per uscire immacolata da quello che lei stessa autorizza?». «La Regione – sostiene – è parte primaria e fondante di questo processo, come di tutti quelli che comportano l’autorizzazione allo stanziamento di fondi pubblici e il tracciamento dei requisiti per accedervi». Nello specifico, la Regione «è quella che, attraverso una commissione specifica, il cosiddetto nucleo di valutazione tecnica, ha approvato lo stanziamento dei fondi a ciascun progetto della Consulta. Serve che lo spieghi io a Bertelli?». Quindi, prosegue il consigliere M5s, «devo dedurne che la Giunta ha leso la Regione, Bertelli? Chiederò la convocazione in audizione del nucleo di valutazione, così che possano spiegarci questo criteri, prima che debbano farlo alla Procura». Nel frattempo «vorrei sapere: la giunta appoggia il proprio ufficio tecnico? Si prende almeno questa responsabilità? E un’altra domanda, già che ci siamo: giacche’ non hanno l’obbligo di fornire pezze d’appoggio, mi chiedevo chi segue l’effettiva realizzazione e l’impiego delle risorse dei progetti annunciati?». Ma se per una parte dell’Assemblea legislativa è il momento di dire addio alla Consulta, il Pd invece la blinda con Roberta Mori, la consigliera che rappresenta (assieme a Gianguido Naldi di Sel e Andrea Pollastri del Pdl) l’assemblea nella Consulta stessa. «Per quanto mi riguarda – afferma la democratica in una nota – escludo l’abolizione di uno strumento importante della strategia di sviluppo e dell’idea di comunita’ globale che ha sempre contraddistinto il protagonismo regionale nel mondo, ma mi impegno per un adeguamento della Consulta alle sfide di trasformazione in atto». Attacca invece Silvia Noe’ (Udc): «E’ giunta l’ora che l’Assemblea legislativa si pronunci sul destino della Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero». «L’intesa tra i gruppi consiliari sulla riforma non e’ stata trovata – ricorda Noe’ – e poiche’ da anni sono stati presentati progetti di legge per l’abolizione dell’ente e’ necessario che l’iter legislativo, sospeso lo scorso luglio, riparta immediatamente, perche’ tra un anno finisce la legislatura ed e’ giusto che ognuno si pronunci a riguardo». Per questo, «unitamente ai colleghi che hanno presentato gli altri progetti di legge in merito, chiedero’ alla commissione competente di calendarizzare immediatamente il riavvio del procedimento legislativo».