Arriva dal Veneto l’idea per fermare la fuga degli infermieri, lontano dall’Italia o addirittura lontano da un lavoro sempre più delicato e impegnativo.
Il Presidente della Regione, Michele De Pascale, ha ribadito la sua intenzione in un recente evento pubblico: pagare di più gli infermieri (ha definito “inaccettabili e indecorosi” i loro stipendi attuali), attraverso lo stanziamento di circa 50 milioni di euro da destinare al personale sanitario, medici inclusi, ma con particolare attenzione proprio agli infermieri.
Pur con iniziali dubbi sulla legittimità costituzionale della legge, De Pascale ha rilevato che quella approvata in Veneto non è stata impugnata, e, perciò, potrebbe davvero seguire l’esempio dei vicini di regione.
Intanto, l’assessore regionale al Bilancio, Davide Baruffi, ieri, ha presentato in Commissione Sanità la manovra finanziaria per reperire centinaia di milioni di euro, compreso l’aumento dei ticket sanitari (ma anche l’incremento dell’addizionale Irpef, l’aumento dell’Irap e persino l’aumento del bollo auto), aggiungendovi la futura (e discussa) introduzione del ticket sui farmaci di più largo consumo, per le fasce “più abbienti”: novità di cui la Giunta sta discutendo con i sindacati, piuttosto scettici al riguardo.
Se aumentare lo stipendio è sicuramente l’incentivo più importante, un sondaggio del sindacato di categoria NurSind Emilia-Romagna, effettuato su 1.300 infermieri, ha evidenziato anche altre esigenze, al di là dell’aspetto economico: orari più umani, maggiori gratificazioni personali e, in definitiva, una migliore organizzazione del lavoro