Nel video l’intervista a Chiara Ligabue, Operatrice Umanitaria Medici Senza Frontiere di Modena
Donne che vivono. Donne che sopravvivono. Donne tutte unite che si tengono per mano in una piazza, per dare voce a chi, ancora oggi, una voce non ce l’ha. A chi vorrebbe cambiare la propria vita in meglio: avere più diritti, più libertà di parola, ma non possono farlo perché intrappolate in una cultura che non glielo consente. Che questa giornata possa accorciare la distanza che separa Piazza Grande dagli ospedali di Benin, in Africa, dove ogni settimana oltre 200 giovani donne, molte di loro madri e minorenni, chiedono aiuto ad altre donne, come la modenese Chiara da poco rientrata da una missione con Medici Senza Frontiere, per ricevere cure a loro negate. Quelle attenzioni che diamo troppo spesso per scontate, ma per tante di noi, nel 2024, non lo sono affatto.
Quanto sarebbe bello che l’8 marzo fosse un giorno qualunque. O che qualunque giorno fosse l’8 marzo. Che la mimosa possa, allora, accarezzare la bandiera della Pace, per ricordarci che la lotta per i diritti, per il rispetto, per l’uguaglianza, per la vita stessa, non si ferma. In ogni angolo del mondo.