Hanno ricevuto l’approvazione da parte dell’Aifa e del Comitato Etico a pochi giorni di distanza permettendo di sperimentare su diverse tipologie di pazienti Covid-19 l’utilizzo di Enoxaparina Sodica, Eparina non frazionata e Metilprednisolone. Sono gli studi del professor Massimo Girardis e del dottor Marco Marietta, entrambi dell’azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, facendo della nostra città un tassello importante al contrasto al rischio di trombosi legato al virus. Come spiegato dagli stessi autori, l’idea di questi studi nasce da diverse considerazioni: la prima è costituita dall’osservazione che molti pazienti presentano segni di profonda alterazione dei meccanismi emostatici in grado di indurre uno stato di ipercoagulabilità e di condizionarne negativamente la prognosi. Da qui l’idea che i farmaci anticoagulanti, ed in particolare l’eparina, possano migliorare il decorso della patologia. La seconda riguarda la consapevolezza che COVID-19 è una patologia complessa, che si sviluppa in diverse fasi e stati che richiedono approcci terapeutici diversi. Il terzo punto muove dall’osservazione che la mortalità dei pazienti che richiedono ricovero in terapia intensive è molto elevata, oscillando tra il 40 e l’80%. Questa mortalità è principalmente dovuta alle disfunzioni respiratorie ed endoteliali causate da una eccessiva attivazione della risposta infiammatoria e della conseguente attivazione del sistema della coagulazione. Lo studio di Eparina e steroidi del professor Girardis muove dall’ipotesi che un approccio rivolto sia alla modulazione dello stato infiammatorio sia allo stato coagulativo migliori la sopravvivenza nei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva con COVID-19. Lo studio del dottor Marietta si pone idealmente subito a monte di quest’ultimo, valutando l’efficacia e la sicurezza di due dosaggi di enoxaparina in pazienti COVID-19 con polmonite grave coagulopatia e che non richiedono ricovero in Terapia Intensiva e dell’utilizzo della ventilazione meccanica invasiva