Prima sono stati notati degli indumenti, poi sono emersi frammenti ossei compatibili con lo scheletro di una donna e resti della teca cranica. Parti di un corpo che solo gli accertamenti specialistici dei medici legali potranno stabilire se si tratta realmente di Paola Landini, la 44 enne scomparsa nel maggio del 2012 proprio nella zona del poligono di Tiro di Sassuolo. Ma non solo perché sembra che nella zona di calanchi, tra i rovi e in un’area particolarmente impervia siano state ritrovate anche due pistole. Di che pistole si tratta? A chi appartengono queste armi? Perché si trovavano lì? E soprattutto c’è realmente un collegamento con le due pistole che Paola Landini aveva con sé il giorno della scomparsa e mai ritrovate. Tanti gli interrogativi a cui trovare risposte, ma in attesa dell’esito del Dna che dovrà confermare se le ossa appartengono alla 44enne, sono in corso degli accertamenti di tipo balistico sulle due armi recuperate al fine di trovare un filo conduttore che possa fare luce su questo ritrovamento. Era il 15 maggio di 9 anni fa quando si persero le tracce di Paola, allora viveva a Fiorano insieme al compagno, presidente del Poligono di Tiro di Sassuolo e al figlio. Anche lei lavorava nella struttura e quel giorno dopo essersi recata al tirassegno sparì nel nulla. La sua Fiat Punto venne trovata chiusa proprio lì vicino e al suo interno c’erano i suoi effetti personali, il portafogli e due cellulari, uno dei quali sconosciuto alla famiglia.
COLD CASE A SASSUOLO, OLTRE AI RESTI TROVATE ANCHE DUE PISTOLE
Indagini in corso a Sassuolo per risalire all’identità dei resti umani trovati nella zona del Poligono di Tiro. Potrebbero essere quelli Paola Landini scomparsa 9 anni fa. A rafforzare l’ipotesi il ritrovamento di due armi