Nemmeno tre settimane dopo l’intervento di sgombero e di bonifica, sotto al cavalcavia Cialdini, a pochi passi dalla sede di Hera, è tornata la tendopoli. Con le stesse caratteristiche di prima: lenzuola appese a fare da “pareti”, rifugi di fortuna, spazzatura ammassata, decine di biciclette. La polizia locale e il personale Hera erano intervenute il 17 ottobre scorso. Un blitz che aveva portato all’identificazione di 22 persone senza fissa dimora che dormivano tra le nicchie dei sostegni in cemento del cavalcavia. Il bilancio degli agenti parlava di adulti per lo più di nazionalità non italiana, già conosciuti sia dalla Polizia Locale che dai Servizi sanitari che si occupano di tossicodipendenza. Tutte e 22 le persone avevano precedenti soprattutto legati al consumo e spaccio di sostanze, oltre che per i reati contro la persona e il patrimonio. Tra loro erano presenti anche sei donne. Non è chiaro se le persone che hanno rimesso insieme la tendopoli sotto al cavalcavia sono sempre le stesse, ciò che è certo è che già a luglio i riflettori si erano accesi intorno a quei rifugi di fortuna. Il coordinamento Migranti dell’Emilia-Romagna aveva segnalato che gran parte dei senza fissa dimora che avevano trovato rifugio sotto al cavalcavia e sulle gradinate del Novi Sad erano lavoratori che tuttavia non riuscivano a permettersi una casa sia per lo stipendio misero che per le regole rigide del mercato immobiliare oltre che per il razzismo dei proprietari.