“Ho ucciso mia figlia”. Lo avrebbe detto il padre di Saman Abbas, che è ancora latitante in Pakistan, dopo la scomparsa della 18enne pakistana sparita da Novellara il 30 aprile 2021. Un caso che ha sconvolto la provincia di Reggio ma anche quella di Modena, dove per un breve periodo è stato anche ipotizzato che i resti umani trovati l’aprile di quest’anno sulle rive del Tiepido potessero appartenere alla ragazza. Ad oggi i resti della giovano non sono ancora stati trovati ma suo padre avrebbe confessato di averla uccisa durante una telefonata ad un parente che vive in Italia. La telefonata incriminante sarebbe avvenuta a giugno dell’anno scorso, circa un mese dopo l’arrivo dell’uomo nel Paese di origine insieme alla moglie. La conversazione, intercettata, rientrerebbe nel fascicolo processuale contro cinque parenti della giovane scomparsa, che il 10 febbraio prossimo compariranno in tribunale a Reggio Emilia per rispondere delle accuse di omicidio e occultamento di cadavere. Rinviati a giudizio sono lo zio Danish Hasnain, 34 anni, che avrebbe materialmente compiuto il delitto, i due cugini di 28 anni e 35 anni, e i genitori della 18enne Shabbar Abbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni. I primi tre sono stati arrestati nei mesi scorsi tra Francia e Spagna ed estradati in Italia. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Reggio Emilia grazie anche al racconto del fratello minore di Saman la famiglia avrebbe organizzato l’omicidio della giovane perché, rifiutando il matrimonio con un cugino in Pakistan, la ragazza ne avrebbe disonorato il nome. La sera in cui era tornata a casa a prendere i documenti per spostarsi da Novellara, i genitori avrebbero consegnato Saman allo zio che, dopo averla uccisa, ne avrebbe occultato il corpo con la complicità dei due cugini.