Davvero il Carpi rischia di essere cancellato per un cavillo burocratico? Il rischio, purtroppo, è concreto. È una vera battaglia legale quella in atto tra il Carpi da una parte e Lega Pro e Covisoc (la commissione di vigilanza della Figc) per l’iscrizione al prossimo campionato di serie C. Il club carpigiano è difeso dall’avvocato Mattia Grassani, il numero uno del settore “rogne calcistiche”. Il Carpi presenta il ricorso entro stasera e aspetta il parere della Covisoc, previsto per mercoledì, e poi la decisione definitiva del Consiglio Federale di giovedi. La cosa incredibile è che il Carpi ha rateizzato in 12 mensilità i contributi dei dipendenti (vero pomo della discordia) – a cominciare dai giocatori – usando una norma governativa anti-Covid – riconosciuta dall’Inps – che, però, non è prevista da Lega Pro e Covisoc, che pretendono il saldo dei contributi in quattro tranche e non in dodici. Non esiste, quindi, assolutamente nessunissimo errore da parte del Carpi (ma anche Novara, Samb, Paganese e Chievo hanno lo stesso problema, mentre la Casertana sarà sicuramente esclusa perché non ha presentato la fidejussione necessario da 350.000 euro). Sembra davvero impossibile – eppure può accadere – che il Carpi venga cancellato dal calcio professionistico italiano per una interpretazione differente della stessa norma da parte di diversi organismi statale. In caso di clamorosa e ingiusta esclusione, il Carpi avrà ancora un’ultima strada da percorrere: il Collegio di Garanzia del Coni.