Nel video l’intervista a Giovanna De Fazio Criminologa e garante dei diritti persone private della libertà personale
Un carcere sovrappopolato, all’interno del quale i detenuti chiedono di poter lavorare di più e di poter avere più contatti con i propri familiari. Questo in estrema sintesi il ritratto del Sant’Anna che emerge dal primo rapporto della criminologa Giovanna De Fazio, nei suoi primi sei mesi di attività come garante per il comune dei diritti delle persone private della libertà personale. Un bilancio presentato ieri in Commissione per un compito che non si è limitato al solo penitenziario, ma sicuramente il Sant’Anna ha rappresentato il lavoro più oneroso: sono stati 71 i colloqui individuali tra la professoressa e i detenuti, dai quali è emerso un quadro in cui le maggiori fragilità riguardano i familiari
Servirebbero quindi maggiori possibilità per i detenuti di contattare i figli o i parenti, anche da remoto. Mentre per rispondere alla richiesta di lavoro, fondamentale anche per il reintegro in società, è in progetto di rendere le esperienze di produzione di pasta fresca e di sartoria vere e proprie attività lavorative interne. Capitolo a parte ma non meno importante è l’istituzione di percorsi appositi per i “sex offenders”, spesso non integrati nelle attività interne in virtù dei loro reati di natura sessuale.