Avevano messo in piedi un articolato sistema di sfruttamento del lavoro, costringendo alcune badanti a svolgere le loro mansioni anche per 24 ore, sette giorni su sette, senza riposo e tutele. Almeno 18 i casi segnalati in tutta la Regione, alcuni di questi hanno coinvolto anche la provincia di Modena. È quanto scoperto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna che, al termine di un’importante indagine, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, gravemente indiziate di aver costituito un’associazione per delinquere dedita all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il cosiddetto caporalato, e alle truffe aggravate. A fare da ‘detonatore’ è stata la denuncia di una donna nell’ottobre 2023: trovatasi costretta ad assistere un suo familiare, si era rivolta ad un’associazione che forniva servizio di assistenza. L’associazione gestita da tre persone – secondo un copione precostituito e consolidato – aveva fatto subito sottoscrivere alla donna un ‘pacchetto trimestrale’ previo pagamento di 3400 euro. E qui inizia a muoversi una delle ‘caporali’ facente parte de trio, che provvedeva a reclutare e fornire alla famiglia richiedente le badanti, tramite pubblicazione di annunci di lavoro su internet, poi accompagnandole personalmente presso le abitazioni dei clienti. Sarebbe tutto normale, se non fosse per il fatto che le badanti non avevano nessuna formazione o competenza specifica e, quando le famiglie ne chiedevano la sostituzione, non ricevevano più alcuna risposta dall’associazione. Come se non bastasse, i contratti sottoscritti dalle medesime non venivano registrati. L’attività ha fruttato un giro di soldi, in circa un anno solare, pari a 420mila euro. Anche per questo, i militari dell’Arma hanno provveduto a sequestrare oltre 100mila euro sui conti correnti degli arrestati.