Quando viene incassato, un buono pasto perde un terzo del suo valore. Significa che se un esercente riceve un buono, ad esempio di 10 euro, ne incassa il 30% in meno ovvero circa 6 euro e 70 centesimi. 3mila euro ogni 10mila non tornano al ristoratore. L’allarme su un sistema insostenibile per bar, ristoranti e supermercati è stato lanciato da Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad, Fida e Confesercenti che chiedono una inversione immediata di tendenza. Il problema, denunciano le associazioni, è una tassa occulta del valore del 30% a carico degli esercenti sul valore di ogni buono pasto. Se non ci sarà un’inversione di rotta immediata, quasi tre milioni di dipendenti pubblici e privati potrebbero vedersi negata la possibilità di pagare il pranzo o la spesa con i ticket. Le associazioni chiedono di essere ricevute dal Ministero del Lavoro e da quello dello Sviluppo economico, perché è urgente una riforma entro l’autunno. Altrimenti migliaia di imprese, tra pubbliche, piccoli ristoratori e supermercati si troveranno in gravi difficoltà.