A decidere lo slittamento del pagamento del payback sanitario da parte del settore biomedicale alle Regioni di appartenenza, il Senato. Una proroga che sicuramente regala ossigeno al comparto che ha da subito duramente contestato la misura varata nel 2015 dal Governo e che prevede che se gli enti locali sforano il tetto di spesa per l’acquisto di dispositivi, appunto, biomedicali, debbano essere le stesse aziende che riforniscono l’amministrazione pubblica a sopperire al buco, restituendo parte degli incassi. Un meccanismo che nel corso di questi anni ha notevolmente allarmato le aziende considerando il payback sanitario, inquo e colpevole di danneggiare fortemente il comparto. In Italia il settore può contare su 510 aziende, gran parte delle quali con sede nel modenese, a Mirandola, il distretto biomedicale più importante d’Europa. Ad ora sarebbero 170 i milioni di euro da conferire alle Regioni per il periodo 2015-2018. “Un terremoto finanziario” così lo ha definito il senatore modenese Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia sottolineando che dopo un biennio, quello della pandemia, il meccanismo del payback espone tutta la filiera delle imprese fornitrici di dispositivi biomedicali ad un importante rischio per il tessuto produttivo e occupazionale. Ciò che le aziende del settore continuano a chiedere è la revisione del meccanismo o il suo totale annullamento. Nel frattempo la decisione del Senato di slittare al 30 ottobre il pagamento, dopo la precedente proroga al 31 luglio permette alle aziende biomedicali una boccata di ossigeno oltre alla speranza che questo tempo possa servire almeno ad una revisione della misura