Beatrice, 4 anni e due occhi azzurri come il mare, gioca con le sue bambole, mentre la mamma controlla premurosa la sorellina più piccola che muove i primi passi. Nel parco inizia a fare caldo, tra poco si deve pranzare. “Andiamo”, fa la mamma. E le tre si dirigono verso casa, percorrendo qualche centinaio di metri. Beatrice, con piglio sicuro, ha le idee chiare: “Mamma, io sono grande e salgo le scale”. E così, mentre le altre due salgono nell’ascensore, lei inizia a scalare le rampe del condominio. Arriva al suo pianerottolo, la mamma e la sorellina non ci sono. Si guarda intorno, attende qualche secondo e decide di tornare al punto di partenza. Beatrice non sa che la mamma e la sorella sono rimaste intrappolate nell’ascensore e allora, armata di coraggio e inconsapevolezza, decide di andarle a cercare. Esce dal condominio e si mette a camminare, tenendo ancora per mano una delle sue bambole. Cammina per molti minuti, perde l’orientamento, non sa più da che parte andare. La notano alcuni passanti che chiamano il 112. Arrivano due carabinieri e due agenti della polizia locale. Beatrice è confusa, frastornata, ma bastano qualche sorriso e un paio di caramelle per farla tranquillizzare. Nel frattempo l’ascensore è ripartito e in Centrale Operativa arriva la chiamata di una madre disperata. “Signora, ce l’abbiamo noi la bambina, ora gliela portiamo a casa”. La coraggiosa Beatrice sale perplessa sull’auto di servizio, si guarda intorno, indossa da sola la cintura di sicurezza. E una brava bambina, Beatrice. Non un lamento, non una lacrima. “Ho un po’ di fame nel pancino”, sarà l’unica cosa che dirà. La mamma è lì che l’aspetta, si stringono forte in un abbraccio liberatorio. È andato tutto per il meglio.