Dopo una latitanza durata tre anni è stata arrestata in Pakistan la madre di Saman Abbas. La 51enne Nazia Shaheen è stata trovata in un villaggio ai confini con il Kashmir grazie all’indagine congiunta dell’Interpool con la Polizia Federale Pachistana. La donna nel dicembre scorso è stata condannata all’ergastolo dalla Corte di Assise di Reggio Emilia, per l’omicidio della figlia 18enne uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021 a Novellara. Su di lei c’era un mandato di cattura internazionale. Per la donna ora comincerà l’iter di estradizione, così come successo per il marito. Per l’uomo la procedura era durata alcuni mesi, tra continui rinvii delle udienze. Questa volta però i tempi dovrebbero essere veloci, in quanto si tratta di consegnare alle autorità italiane una persona già condannata in tribunale. Secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, Nazia Shaheen questa mattina è comparsa in tribunale nella capitale pachistana alle 10 ora locale. Lo scorso 30 aprile la Corte d’Assise di Reggio Emilia ha depositato le motivazioni della sentenza che ha condannato all’ergastolo i genitori di Saman. Secondo i giudici i due coniugi avrebbero “letteralmente accompagnato la figlia a morire”. Inoltre, sembra emerso che l’uccisione di Saman Abbas non sia avvenuta soltanto per il rifiuto della 18enne a un matrimonio forzato, come si credeva inizialmente, ma bensì perché la giovane sembra volesse andare via di casa con il suo fidanzato. Dunque, per evitare un atto di disobbedienza, i genitori avrebbero scelto di assassinare la figlia. La decisione di uccidere Saman Abbas sarebbe stata concordata nel corso delle telefonate con lo zio Danish Hasnain: e questo lo dimostrerebbero le condotte dei due in occasione dell’uscita di casa con la figlia, documentate dalle telecamere la notte del 30 aprile. Secondo i giudici inoltre esisterebbero plurimi e convergenti indizi che consentono di asserire che entrambi i genitori e lo zio sarebbero pienamente coinvolti nell’omicidio e compartecipi della sua realizzazione. Pertanto, non si esclude che sia stata la madre a compiere materialmente il delitto, durante il minuto in cui è sparita dal fuoco delle telecamere.