Nel video l’intervista a Alexandra Cazacu
Paura, speranza e poi dolore. È ciò che le persone hanno provato nel momento in cui lo tsunami d’acqua ha travolto le loro case e stravolto le loro vite. È notte fonda. Pochi secondi e poi l’inizio di una tragedia che sembra non finire. Perché occorre lavorare senza sosta, ieri oggi e domani, per lavare via quello che l’acqua lascia mentre se ne va. Resta il fango, che diventa cemento, e tante ferite. Tante le cose andate perse o distrutte, se ne perde il conto. Di storie come quella di Alexandra ce ne sono tantissime. Basta addentrarsi negli epicentri dell’alluvione per osservare interi abitati che ancora affondano, come in via Filanda Vecchia a Faenza in cui siamo stati. Qualcosa inizia a riemergere, anche i ricordi di quegli attimi che resteranno impressi per sempre.