Un 60enne residente a Reggio Emilia per 18 anni dipendente di Seta, poi licenziato nel 2023 perché accusato di stalking verso una collega, è finito ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico poiché ritenuto essere il responsabile del danneggiamento di 51 autobus e del tentativo di incendio di un filobus, fatti accaduti lo scorso settembre proprio nel deposito modenese di Seta. A ritenerlo responsabile, la Procura e i Carabinieri di Modena che hanno condotto le indagini sul campo. L’attività investigativa, partita dall’analisi delle immagini degli impianti di video sorveglianza pubblici e privati,
ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo, ora indagato per i reati di tentato incendio aggravato e danneggiamento aggravato. Si presume, quindi, che i due gesti contestati siano stati un gesto di rivalsa mirato in modo specifico a danneggiare l’azienda. Il primo raid, il più significativo, era avvenuto prima dell’alba del 16 settembre, primo giorno di scuola, portando al danneggiamento di mezzi resi inutilizzabili mediante la rottura delle chiavi di accensione inserite nei cilindretti di avviamento e l’iniezione di silicone. Una settimana più tardi, nella notte del 22 settembre, l’uomo aveva gettato del liquido incendiario contro un filobus parcheggiato nei pressi della recinzione, solo lievemente annerito dalle fiamme.
Il commento di Alberto Cirelli, Presidente SETA e Riccardo Roat, Amministratore Delegato: “A nome dell’azienda desideriamo esprimere grande soddisfazione nel vedere finalmente conclusa positivamente una vicenda allarmante e dolorosa. Porgiamo quindi un sentito ringraziamento al Comando Provinciale dei Carabinieri per l’accurata indagine condotta, i cui esiti hanno consentito alla Procura di Modena di emettere un provvedimento cautelare a carico dell’autore di atti sconsiderati e gravissimi, compiuti con l’intenzione di colpire SETA ma che – di fatto – hanno invece causato un ingente danno ad un patrimonio della collettività modenese. Come già dichiarato a suo tempo, confermiamo che quelle scellerate azioni compiute all’interno del nostro deposito aziendale configurano un vero e proprio crimine, che non trova alcuna giustificazione e che ora verrà finalmente sanzionato”.