Era il 14 gennaio scorso quando i monaci del Monastero di San Pietro a Modena davano l’addio all’abbazia con gli ultimi due monaci presenti che proseguiranno la loro missione presso altro convento dello stesso ordine. Ma il futuro della struttura sembra già stabilito. Il complesso modenese potrebbe trasformarsi in un polo culturale. L’interesse da parte del Ministero della Cultura era già stato espresso e comunicato dall’abate Don Giordano Rota nel corso dell’ultima celebrazione in Abbazia. Ieri l’incontro a Rom a tra tutti i protagonisti interessati ha stabilito la direzione culturale da imprimere al complesso religioso la cui proprietà attualmente è divisa tra il Comune, il Demani e la Diocesi. A comunicarlo il senatore modenese Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia) che anticipa l’istituzione di un tavolo tecnico in cui parlare di progetti, di tempistiche, di costi e di interventi, affinché si possa celermente avviare il passaggio della proprietà al ministero. Mentre continueranno ad espletarsi le funzioni religiose presso la chiesa di San Pietro, la struttura dall’importante valore storico e artistico, (un gioiello rinascimentale come definito nel 1973 quando fu istituita la sua tutela come bene culturale) sembra accoglierà anche spazi, oltre che espositivi, di aggregazione.
ABBAZIA DI SAN PIETRO, IL SUO FUTURO COME CENTRO CULTURALE
Un nuovo polo culturale arricchirà la città di Modena e si insedierà nell’abbazia di San Pietro, il monastero da poco lasciato dai suoi monaci. A stabilire la nuova direzione del complesso religioso, il Ministero della Cultura e tutte le parti modenesi interessate in una riunione ieri