La commissione d’inchiesta regionale sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, dopo 20 sedute, ha tracciato un primo bilancio. Al termine di circa 60 ore di lavoro, i vertici della commissione hanno deciso che chiederanno una separazione di ruoli, tra gli assistenti sociali, tra chi segue la famiglia e chi esegue i decreti dei giudici, una maggiore possibilità di contraddittorio per le famiglie di origine dei minori, ma soprattutto più controllo sugli assistenti sociali impegnati sui casi più delicati. “I problemi ci sono – hanno ammesso i rappresentanti della commissione- e quando un sistema ha problemi è più facile che un singolo operatore possa deragliare”. Di fatto i vertici hanno glissato alla domanda se esista un “sistema Bibbiano”, ma in sostanza negano che riguardi l’intera regione. I dati più recenti, di fine 2017, dicono che ci sono 1.529 minori in affido, di cui 1.441 in comunità e 735 a famiglie diverse da quelle di origine. In tutto, fuori famiglia ci sono 2.970 minori (numero in lieve calo negli ultimi anni), cioè 2,7 minori ogni 1.000 in regione. Un dato, sostengono i relatori, in linea con quello nazionale che è del 2,7 per 1.000. In Val d’Enza, su circa 13.000 minori, ce ne sono 47 in affido, in leggero calo negli ultimi anni. Secondo il presidente della commissione, Giuseppe Boschini, non ci sarebbe quindi evidenza che l’apertura nel 2016 del centro La Cura, quello di Hansel e Gretel, abbia portato ad un aumento degli affidi.
Contro i vertici della commissione d’inchiesta si sono scagliati i rappresentanti in Regione di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, definendo “di parte” le conclusioni tratte dopo le prime 20 sedute. Andrea Galli, capogruppo azzurro in Regione, ha dichiarato che Forza Italia non parteciperà più ai lavori della commissione