È arrivata la sentenza d’appello che conferma il divieto di utilizzare il termine “balsamico” per condimenti alimentari che non siano l’aceto di Modena DOP e IGP. Esultanza dai consorzi dell’aceto balsamico
Sono ormai più di due anni che nelle aule giudiziarie prosegue lo scontro tra chi difende l’unicità dell’aceto balsamico di Modena e chi invece vorrebbe abbinare la prestigiosa denominazione a prodotti che non ne rispettano lavorazione tradizionale e standard qualitativi. L’agone giudiziario pare però essere giunto al termine: è di qualche giorno fa la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che sancisce il rigetto del ricorso proposto da alcune aziende, contro le quali era già stata confermata in primo grado l’inibizione a utilizzare il termine “balsamico” per condimenti alimentari, diversi dal tipico aceto di Modena. Il provvedimento di divieto era stato già irrogato, per via amministrativa, dall’Ispettorato per il controllo della qualità e repressione delle frodi. Da ultimo anche il giudice d’appello ha ritenuto di tutelare le denominazioni modenesi dell’aceto balsamico DOP e IGP. Esultanza da parte dei rispettivi consorzi, che si battono per la difesa della qualità e dei metodi di lavorazione del prodotto con cui più fortemente il territorio di Modena si identifica. La sentenza costituisce un importante precedente: al netto di temerari ricorsi in Cassazione, sembrerebbe chiusa la questione intorno alla parola “balsamico” e ai suoi pretestuosi utilizzi.