Tra le mete di una gita fuori porta in questo lungo ponte primaverile, c’è anche il parco naturale della casse di espansione del Secchia. Dove oltre ad una passeggiata tra la natura è possibile verificare lo stato di manutenzione della struttura che protegge la città da esondazioni.
Pulizia e manutenzione seguite all’ultima piena del Secchia sono state fatte, ma i lavori promessi da anni per l’adeguamento ed il potenziamento delle casse di espansione, nel territorio compreso tra campogalliano e Rubiera, tardano ad arrivare. Qui, nel parco naturale delle casse di espansione del Secchia fatto da boschi dove prolifera una fauna in cui scorazzano di caprioli, tassi, e colonie migratorie di Aironi cinerini, è possibile oltre che ad una salutare passeggiata fuori porta, conoscere e verificare il funzionamento e lo stato di manutenzione della casse. Un invaso da 10 milioni di metri cubi in cui confluisce l’acqua del fiume Secchia in caso di piena. I segni dell’ultima ed unica per quest’anno del febbraio scorso, ancora sono visibili sulla sommità della diga in cemento armato, cuore del sistema delle casse. Ma la manutenzione è stata fatta. Le 4 bocche che regolano il flusso dell’acqua sono libere da detriti, così come lo è il tunnel cosiddetto scaricatore. Che protetto da una struttura metallica in grado di trattenere legname e detriti trasportati dalla piene, impedendone l’ostruzione, funge da tappo e sfogo dell’enorme vasca delle casse di espansione dove l’acqua, dopo essere stata rallentata e trattenuta a monte della diga, viene reimmessa a valle nell’alveo del fiume. Un funzionamento, quello della casse, spiegato anche nei numerosi cartelli installati nel parco naturale e lungo le vie ciclopedonali che lo attraversano. Proseguendo il nostro giro troviamo in buone condizioni di pulizia, verificabili attraverso l’attuale livello basso del fiume, anche il tratto cosiddetto sfioratore. Il terzo dopo la diga e lo scaricatore, nodi fondamentali del sistema della casse. Questo è il punto in cui l’acqua, del fiume, raggiunto un certo livello in caso di piena, e trattenuta in parte dal dal bacino 5 milioni di metri cubi litri a monte della diga, sfoga e si immette in modo naturale nella cassa di espansione transitando su questo manufatto in cemento. Un sistema, quello della casse di espansione creato sia sul fiume Secchia, che protegge i comuni di Modena, Rubiera e Campogalliano, dalle ondate di piene ma che oltra a lavori di manutenzione stagionale ha bisogno da anni di un intervento strutturale di pulizia e di potenziamento, annunciato già dopo la tragedie del 2014, poi a seguito nella piena limite del 2018 e nell’ultima del febbraio scorso. Ma che ancora tardano ad arrivare.