Il nuovo piano industriale di BPER Banca presentato giovedi preoccupa e non poco le sigle sindacali a seguito della decisione di ridurre di 1300 unità i dipendenti e chiudere 230 filiali. Intanto la Lega ha portato in Regione un’interrogazione per sollecitare un tavolo istituzionale a tutela dei lavoratori

Per perseguire l’obiettivo di incrementare l’efficienza operativa e la semplificazione, Bper ha in programma una riduzione dei dipendenti per 1300 unità,  la chiusura di  230 filiali e la trasformazione di altre 300 sedi con servizi di cassa “nulli o limitati”. Una serie di operazioni racchiuse in quello che il segretario generale Giuliano Calcagni di Fisac-Cgil ha definito l’”ennesimo piano pesante” per il quale “occorrerà trovare soluzioni di garanzia attraverso prepensionamenti volontari, evitare mobilità selvaggia confermando i poli di attività territoriali”. Il sindacalista l’ha messo in chiaro ieri, in occasione dell’incontro con l’Ad di Bper Alessandro Vandelli.  Preoccupazioni che investono anche la politica con il partito di Matteo Salvini che attraverso un’interrogazione firmata da Marco Pettazzoni, ha portato il caso in Regione, sollecitando la giunta ad attivarsi per convocare un tavolo istituzionale a tutela dei dipendenti. Scrive il Carroccio: “Quello presentato nei giorni scorsi da Bper Banca è senza dubbio un piano industriale di “lacrime e sangue” per quanto concerne il piano occupazionale che, sino ad oggi, l’ex istituto modenese, oggi controllato dal gruppo Unipol, aveva garantito ai nostri territori.