Intercettazioni telefoniche ambientale e video hanno permesso di ricostruire il modus operandi del racket di pompe funebri smantellato dai Carabinieri di Bologna nei giorni scorsi. Tre i modenesi finiti agli arresti domiciliari
“..ho trovato due anelli… l’ho messi in borsa però non so se è oro”, ‘ “Sono la regina della camera mortuaria..” e ancora “… gli ospedali li devi ungere…” queste alcune delle intercettazioni di alcuni indagati nella maxi operazione denominata Caro Estinto, portata a termine nei giorni scorsi dai carabinieri di Bologna e che ha permesso di smembrare una organizzazione criminale che controllava le camere mortuarie dei due principali ospedali bolognesi, il Maggiore e il Sant’Orsola riuscendo ad avere il monopolio nell’aggiudicazione dei servizi funebri. Alla base di tutto c’erano degli infermieri dei due nosocomi che si occupavano di agganciare i familiari dei defunti per poi metterli in contatto con i referenti delle varie agenzie di pompe funebri. Grazie alle attività informative e di intercettazione telefonica, ambientale e video, è stato possibile ricostruire il modus operandi dei due cartelli di imprese riconducibili, a due imprenditori bolognesi a capo di associazioni distinte, che non si disturbavano tra loro. 30 le persone tratte in arresto e tre i modenesi finiti agli arresti domiciliari. Patrizia Bertagni, 62 anni, di Pavullo, considerata la contabile del gruppo, Nadia Mazzini, 66enne vignolese anche lei coinvolta nel giro dei pagamenti in nero, e il 44enne Francesco Ramoscelli, di Castelfranco, addetto alle camere ardenti dei due ospedali bolognesi.