Dalla Regione arrivano dei ripensamenti in merito alla chiusura dei punti nascita. Il Movimento Cinque stelle mette alla prova il Presidente Stefano Bonaccini chiedendogli azioni concrete
La chiusura dei punti nascita montani decretata nell’ottobre 2017 dalla Regione dopo il parere espresso dal Ministero della salute allora guidato da Beatrice Lorenzin, torna al centro del dibattito politico. Dopo le dichiarazioni del Presidente Stefano Bonaccini dichiaratamente consapevoLe che la situazione a livello di governo centrale, è cambiata. Al punto da potere riaprire la dicussione. L’esecutivo dice Bonaccini, è composto da coloro che non avrebbero chiuso e che oggi vorrebbero riaprire i punti nascita. E ai quali il Presidente della Regione lancia il guanto di sfida. Visto che spetta a Bologna decidere perché da Roma nessuno ha ancora chiamato. Noi – dice – siamo aperti al confronto, ma di merito, con esperti, anche pubblicamente. Non si fa attendere la risposta della deputata pentastellata Stefania Ascari che con la consigliera regionale Giulia Gibertoni proprio da Pavullo insieme agli esponenti di centro destra si impegnò a portare in sede parlamentare la proposta di istanza di riesame della procedura elaborata dal comitato salviamo l’ospedale di Pavullo e sostenuta dal voto favorevole di alcuni consigli comunali dei comuni montani interessati. Proposta sulla quale le consigliere regionali del movimento Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli, vorrebbero mettere alla prova Bonaccini. ‘Per evitare che l’apertura del Presidente della Regione non si riduca ad un bluff elettorale, lo invitiamo assieme al suo partito, a partire proprio dall’assemblea legislativa votando le nostre risoluzioni che da tempo prevedono nuove richieste di deroga da parte della regione per la riapertura dei punti nascita”