Il quasi azzeramento degli sbarchi e l’uscita dai percorsi di accoglienza, sta riducendo il numero dei richiedenti asilo ospiti delle strutture sparse in provincia di Modena. Rimane il problema degli irregolari che escono dai percorsi di accoglienza e non vengono rimpatriati
Sono poco più di 1.600 i migranti richiedenti asilo attualmente ospiti centri di accoglienza straordinaria, in provincia di Modena, gestiti da cooperative ed associazioni sotto il coordinamento della Prefettura. Sono 170 i profughi inseriti nei progetti di accoglienza di secondo livello Sprar (attivi da più di dieci anni), gestiti dai comuni, sempre con risorse dello Stato. Cento di questi nella sola Modena. I richiedenti asilo accolti registrano un calo di quasi 300 unità rispetto ai 1900 all’agosto dell’anno scorso. Riduzione naturale legata anche al crollo verticale nel 2018, azzerato nei giorni scorsi, del numero dei soggetti sbarcati. Riduzione che portato ad uno stop negli arrivi a Modena e, conseguentemente, ad un calo nel saldo tra soggetti in entrata ed i soggetti in uscita dai percorsi di accoglienza. Il problema, rimane rispetto a coloro la cui domanda di asilo viene rigettata e che escono dai percorsi di accoglienza. Qui inserisce il giro di vite del ministro Salvini introdotto con il Decreto Sicurezza. Se prima l’alternativa, in caso di diniego della richiesta, poteva essere quella del permesso umanitario, ora non lo è più. Elemento, che rischia di aumentare il numero già alto degli irregolari usciti dai percorsi di accoglienza ai quali viene rigettata la richiesta di asilo e per i quali non ci sono alternative se non quella del rimpatrio. Che ad oggi viene raramente garantito. Una situazione complicata anche dalla mancata apertura del CPR (ex Cie), di Modena, che risultava urgente già lo scorso anno, e che ora, come dimostrano le immagini sembra caduta nel dimenticatoio. Nella struttura di via La Marmora, non c’è nemmeno traccia di lavori preliminari ne potrebbe fare presupporre quell’apertura annunciata in tempi brevi e con urgenza, nuovamente nell’aprile scorso. Il decreto sicurezza allunga poi ulteriormente i tempi per l’apertura anche delle strutture già esistenti esistenti, come l’ex Cie di Modena, spostandoli a 3 anni. Con il rischio, già evidente nella cronaca quotidiana che il numero degli irregolari, in uscita o mai entrati nei percorsi di accoglienza, senza fissa dimora e facili prede delle organizzazioni criminali continui ad aumentare