Al Processo Aemilia arrivano le richieste di condanna. Per la famiglia Bianchini sono stati chiesti oltre 50 anni di carcere: 15 anni e 6 mesi per lui e la moglie e pene severe anche per i figli. Chiesti più di 17 anni di reclusione per l’imprenditore modenese Gino Gibertini
Dopo quasi tre anni dall’inizio del processo Aemilia i Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno terminato le requisitorie e avanzato le richieste di condanna per i 147 imputati, accusati di affiliazione alla ndrangheta e altri reati che vanno dalle false fatturazioni, frodi, usura ed estorsione. Complessivamente le pene richieste superano i 1000 anni di carcere, molti dei quali da far scontare ad imputati modenesi. Severe le richieste per l’imprenditore Augusto Bianchini e per la sua famiglia: 15 anni e 6 mesi per lui e per la consorte Bruna Braga, accusati di aver sostenuto con reciproci vantaggi l’infiltrazione e il radicamento della costa nell’Emilia terremotata, con anche l’aggravante di aver disseminato di amianto i cantieri dell’emergenza e della ricostruzione. Condanna a 12 anni e 10 mesi al figlio Alessandro, e rispettivamente 5 anni e 6 mesi e 6 anni ai figli Alessandra e Nicola, accusati di aver fatto da prestanome ai genitori quando si trattava di schivare i blocchi imposti dalla white list all’azienda madre, la Bianchini Costruzioni di San Felice. Condanna severa anche per Gino Gibertini, noto imprenditore nel settore petroli ed ex presidente del Modena Volley, per il quale sono stati chiesti 17 e 10 mesi di reclusione. Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, è accusato di essersi rivolto alla ’ndrangheta per estorcere denaro ad un debitore.