Il 20 maggio di 6 anni fa la terra tremò nella bassa modenese. Per i danni arrecati quello del 2012 fu il terremoto italiano più importante dopo quello dell’Irpinia. Ma ad oggi i centri storici soffrono ancora. Facciamo il punto con il Presidente della regione Stefano Bonaccini
Sei anni fa il terremoto che colpì l’Emilia provocando 28 morti, 300 feriti e 13 miliardi di danni. Oggi, il 90 per cento delle famiglie terremotate è tornato nelle proprie case ed i livelli di produzione ed occupazione hanno recuperato e superato quelli pre sisma. Nell’area del cratere comprendente oltre alla provincia di Modena, anche quelle di Ferrara e Bologna, sono stati oltre 4,3 i miliardi investiti per industrie, attività economiche ed abitazioni private che sono serviti a riavviare oltre 10 mila attività, di cui 7 mila commerciali e oltre 3 mila strutture produttive. Oggi sono quasi 14mila le abitazioni rese di nuovo agibili. Ambiti di intervento che hanno avuto la priorità rispetto al recupero delle parti pubbliche e dei centri storici e sono proprio questi infatti che continuano a soffrire. Dai municipi alle chiese, alle torri, simboli identitari di intere comunità come quella di Finale Emilia che ancora oggi può contare solo su una piccola chiesa agibile. Poi c’è il capitolo furbetti. Quelli che hanno trasformato vecchie stalle e fienili magari abbandonati anche prima del sisma in alloggi di lusso. Diverse le segnalazioni che in alcuni casi hanno portato la Regione a chiedere la restituzione dei soldi erogati e spesi per irregolarità nelle procedure.
Nel video l’intervista a: Stefano Bonaccini, Presidente della Regione