E’ ancora allarme prostituzione in città. Il traffico di donne africane, soprattutto nigeriane, gestito da bande criminali appare evidente nelle solite aree
La tratta di donne africane clandestine fatte arrivare in Italia con la promessa di un lavoro ma obbligate alla prostituzione da bande criminali nigeriane o albanesi continua da almeno 20 anni. Da quando, eravamo ancora nel secolo scorso, venne per la prima volta applicato a Modena, il reato di riduzione in schiavitù. Dalla Nigeria all’Italia, a Modena dove il traffico dalla zona della bruciata, si è spostato nell’area nord della città. Lungo le vie dell’area industriale ma, da qualche anno, anche più vicino al centro, nell’area che da 15 anni attente la riqualificazione che oggi dovrebbe arrivare dal Piano periferie. Nella zona compresa lungo le direttrici di viale del Mercato, via Massarenti, via Finzi e via Soratore, sono una decina portate ogni sera, dopo le 8 dai loro protettori connazionali. I residenti hanno recentemente posto la questione sul tavolo del prefetto nella riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Che un piccolo effetto l’ha portato, spostando, solo spostando le donne in via del mercato verso gli svincoli della tangenziale dove le troviamo anche a gruppi. Le forze dell’ordine arrivano ma il reato di prostituzione non esiste. Esiste lo sfruttamento ma una volta giunti sul posto, i protettori se ne sono andati. Hanno vedette agli accessi principali delle zone: su via Canaletto, e nelle immissioni dalla tangenziale. Il numero di protettori sembra aumentato. Sotto il ponte della tangenziale, anche mentre passiamo, se ne conta uno per ogni ragazza. In bicicletta. Le controllano a vista. L’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano nel rapporto pubblicato lo scorso maggio, conferma le organizzazioni attive in Emilia Romagna dedite tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione”, sono insediate soprattutto nei territori di “Bologna, Reggio Emilia, Modena.