Un omaggio in occasione dell’allestimento “I migliori album della nostra vita”, dal 16 settembre al Mata con il Festival Filosofia dedicato all’Agonismo
Non poteva certo mancare un omaggio a Enzo Ferrari nella mostra “I migliori album della nostra vita. Storie in figurina di miti, campioni e bidoni dello sport” che inaugurerà il 16 settembre al Mata di Modena, in occasione del Festival filosofia dedicato all’Agonismo.
Il Drake viene ricordato, ovviamente, come pilota di automobilismo in un album d’epoca insieme ad altri piloti il cui nome nei primi decenni del Novecento è legato a gare come la storica Mille Miglia o la Targa Florio: da Giuseppe Campari a Guido Meregalli, da Ferdinando Minoia a Deo Chiribiri. Ma tra le mille e più figurine di sport e sportivi saranno esposti anche album dedicati all’automobilismo con le immagini di alcuni dei piloti, come Niki Lauda o Gilles Villeneuve, più legati alla casa automobilistica creata da Ferrari a Maranello.
“I migliori album della nostra vita”, allestita al Mata e con un percorso parallelo anche al Museo della Figurina in corso Canalgrande, dove si trova la sezione dedicata alle Olimpiadi di Rio, completa l’esposizione con gigantografie, video e animazioni, tra percorsi di gioco, installazioni ed esperienze multisensoriali che trasformano un gesto atletico in rappresentazione creativa. La mostra, visitabile fino al 26 febbraio 2017, è a cura del giornalista Leo Turrini, ed è realizzata dal Museo della Figurina del Comune col sostegno di Fondazione Cassa di risparmio di Modena e Gruppo Hera. Partner Regione Emilia-Romagna, Apt e Città d’arte dell’Emilia-Romagna. Parte del materiale esposto è stato donato al museo anche da Panini spa.
Nel catalogo che accompagna l’allestimento il curatore descrive Enzo Ferrari come “un grande italiano del Novecento che seppe portare al massimo livello la combinazione tra i mezzi e il fine”. Per Leo Turrini, infatti, “Ferrari costruiva automobili da corsa avendo come obiettivo la vittoria. Ma, al tempo stesso, vincolava ogni sforzo creativo e produttivo alla successiva realizzazione di vetture da strada, certo costose come opere d’arte e però destinate a confondersi nel traffico dei comuni mortali. Ciò che serviva per trionfare in un Gran Premio, doveva tornare utile anche all’automobilista qualunque. Il fine, cioè un progresso tecnologico al servizio della umanità intera, giustificava l’ossessione per il trionfo sotto la bandiera a scacchi. La passione dell’uomo, davvero, è un sentimento immortale”.