Prometeia: la normativa britannica sulle etichettature ha fatto perdere il 13% del mercato. Intanto il Consorzio del Parmigiano si prepara al cambio di presidenza
Non sono solo i sempre più frequenti tentativi di imitazione che si trovano in giro per il mondo a minacciare i produttori di Parmigiano Reggiano. In Gran Bretagna è anche la normativa sui prodotti alimentari ad ostacolare il Re dei formaggi. Oltremanica, infatti, i cibi vengono classificati in base ad una etichettatura a semaforo: bollino verde, giallo o rosso, a seconda dei nutrienti potenzialmente dannosi per la salute. Un sistema che tra il 2013 e il 2015 ha provocato per il Parmigiano una perdita di quota di mercato del 13%, secondo una indagine curata da Prometeia. A lanciare l’allarme è Coldiretti, secondo cui la normativa inglese pone la lente solo sulla eventuale presenza di determinate sostanze, senza prenderne in esame la quantità effettivamente presente nei prodotti. Del resto, l’Unione europea nel 2014 aveva bocciato l’etichettatura a semaforo britannica, parlando espressamente di “violazione del principio di libera circolazione delle merci”. Ma in questi due anni i supermercati hanno placidamente continuato in questa pratica, tollerata da Bruxelles – pare – per via del referendum anti-Europa previsto in Inghilterra a giugno. Intanto, in patria, il Consorzio del Parmigiano Reggiano si prepara ad un importante cambio della guardia: il presidente Giuseppe Alai, reggiano in quota a Confcooperative, ha annunciato la sua uscita di scena dopo di dieci anni al timone. Alai, durante i suoi mandati, ha portato avanti una politica di contenimento della produzione per preservare i prezzi in anni di gravi difficoltà sul fronte dei consumi. Il successore alla presidenza sarà scelto dai consorziati nel segno della continuità rispetto a questa strategia dirigista.