La tutela del Lambrusco al centro dell’attenzione in queste ore in Europa: battaglia contro la liberalizzazione del nome
Tanto tuonò che piovve: il Parlamento europeo è pronto a combattere lo spettro di una liberalizzazione di vitigni come il Lambrusco, da parte della Commissione dell’Unione Europea. A segnalarlo è l’ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro che fa parte della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento. Un significativo passo avanti per tutti i produttori della nostra provincia, allarmati ormai da tempo per l’intenzione di attuare un provvedimento che metterebbe in dubbio il legame identitario fra il territorio emiliano e questo vitigno. La vicenda del noto vino Dop e Igp, giorno dopo giorno in Europa sta assumendo i toni di una guerra burocratica, con la Spagna e il Portogallo a soffiare sul fuoco per avere l’autorizzazione di usare la denominazione tipica del prodotto che contraddistingue anche alcune zone del modenese come Sorbara e Castelvetro. Per l’Italia si tratterebbe solo di un pretesto per realizzare un’imitazione, la necessità di attribuire ai vini nomi del territorio e quindi di liberalizzare l’uso di quelli legati al vitigno. Un’operazione che finirebbe per banalizzare il marchio Lambrusco, danneggiando gravemente le imprese viticole, circa 8000 dedite alla produzione del noto vino Dop e Igp. In difesa del prodotto nelle ultime settimane è scesa in campo anche la maggior parte dei partiti politici, ricordando che la produzione di Lambrusco è accertata nella zona emiliana e mantovana da millenni, e appartiene perciò a pieno titolo al patrimonio storico e culturale di questa area, al punto tale da esserne elemento caratterizzante e distintivo. Questa realtà grazie al lavoro negli anni fatto di innovazione e avanguardia, ha permesso al Lambrusco di diventare il vino italiano più apprezzato ed esportato nei mercati internazionali, raggiungendo cinquantadue Paesi in cinque continenti.