Il 28 marzo del 2009 si sarebbe dovuta tenere a Castelvetro di Modena una tavola rotonda dedicata a tematiche risorgimentali in vista del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e delle celebrazioni del 2011. Per quell’occasione la maggiore istituzione organizzatrice dell’evento, il Comune di Castelvetro, ritenne opportuno dare risalto agli argomenti e al convegno di primavera sottolineando che il paese aveva dato i natali, nel 1811, al generale Enrico Cialdini, militare pluridecorato al servizio dei Savoia, ritenuto dalla vulgata risorgimentale e statale un eroe della fase liberale e poi unitaria della nostra storia, in realtà un personaggio intorno al quale si stavano già allora conducendo dibattiti e letture molto diversi. E diversi al punto che da eroe qual era reputato, Cialdini poteva essere ripresentato, dati e documenti alla mano, come uno spietato assassino di genti italiche del Sud. L’encomio del Comune di Castelvetro, in particolare, sollevò le immediate e vibranti proteste di molti studiosi dell’altra faccia del Risorgimento italiano, di molti cittadini meridionali e senz’altro degli abitanti di Gaeta, Pontelandolfo e Casalduni, i tre centri borbonici massicciamente bombardati e decimati dalle imprese del Cialdini al comando degli eserciti sabaudo-piemontesi. Con il risultato che il convegno saltò e la discussa fama del generale tornò nell’ombra, almeno dalle nostre parti, per un po’, sebbene davvero per poco dal momento che era temporalmente dietro l’angolo il 2011 delle celebrazioni risorgimentali e unitarie. Pertanto, il 1° ottobre dello stesso 2011, nella splendida cornice campestre di villa Cialdini Chiarli sul Belvedere di Castelvetro si tenne una giornata di studi interamente dedicata a questo controverso personaggio e non a caso intitolata “Il generale Cialdini: eroe o carnefice?”. Sulla scorta delle più recenti riletture degli eventi risorgimentali e delle scuse presentate da Giuliano Amato alle città martiri di Pontelandolfo e Casalduni la domanda è, del resto, d’obbligo. Si pensi che persino sul web corsero numerose e vivaci rimostranze quando al generale fu intitolato nel 2009 un lambrusco ‘grasparossa’ DOC. Forse ormai anche le istituzioni italiane, dati e documenti alla mano appunto, dovrebbero risolversi a rivedere medaglie e meriti di questo campione della guerra civile 1860-70. La pagina più recente di questa vicenda è stata scritta negli Atti del convegno del 2011 usciti puntualmente nell’ottobre del 2012 per i tipi dell’Associazione culturale “Terra e identità” e nella collana “Quaderni del Ducato”. Con l’auspicio che “la critica al Risorgimento diventi finalmente uno strumento per comprendere meglio i problemi dell’Italia attuale, problemi che, non a caso, affondano le loro radici in quell’epoca tormentata e cruenta”.