Nel video, le interviste ai dirigenti tecnici Nico Bettuzzi e Francesca Lugli
I fossi non reggono più. Una frana con proporzioni che non si vedevano da decenni continua ad avanzare, sospinta dall’acqua che scende da monte e appesantisce un terreno già saturo. Il movimento franoso interessa un’area storicamente fragile dell’Appennino modenese, già nota per precedenti episodi rilevanti, in particolare tra il 1938 e il 1939. La frana attuale si è riattivata circa quindici giorni fa, con il distacco di un nuovo corpo, per una stima preliminare di circa 2 milioni di metri cubi di materiale in movimento. Per cercare di contenerla, sul posto sono al lavoro senza sosta 30 operatori tra tecnici dell’Agenzia di Protezione civile, comunali e delle ditte specializzate incaricate per drenare via l’acqua. È stato inoltre attivato il monitoraggio tecnico con il coinvolgimento dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Intanto, la Regione tramite l’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile ha già disposto un primo stanziamento urgente dell’importo di 200mila euro per interventi mirati a limitare l’allargamento del fronte franoso.