Gabriela Trandafir, uccisa insieme alla figlia Renata a colpi di fucile dal marito Salvatore Montefusco, aveva tentato di denunciare i maltrattamenti subiti un anno prima della tragedia, ma il carabiniere della Tenenza di Castelfranco non formalizzò l’atto. Sulla base di questa ricostruzione la Procura di Modena ha chiesto di recente il rinvio a giudizio del militare con l’ipotesi di reato di rifiuto di atti d’ufficio, contestando anche di non aver svolto le opportune indagini nei tempi previsti dinanzi a un caso che rientrava nel cosiddetto “Codice Rosso”. Secondo quanto ricostruito, il 13 luglio del 2021 Gabriela si era recata alla Tenenza per sporgere formale denuncia perché intimorita dai comportamenti del marito, ma in quell’occasione il carabiniere l’avrebbe invitata a procedere con una causa civile. Di fronte all’insistenza della donna, il militare l’avrebbe convocata in un secondo momento quando, tuttavia, nella sala d’attesa c’era anche l’avvocato di fiducia di Montefusco. Spaventata dalla possibilità che il marito potesse venire a conoscenza della denuncia, Gabriela avrebbe desistito, recandosi il giorno dopo a sporgere denuncia presso una stazione dei carabinieri di Bologna. È sulla base delle dichiarazioni rese dalla donna a questi ultimi militari che si muove il nuovo filone d’inchiesta sul duplice femminicidio della Cavazzona. Sarà il giudice ora a stabilire se il militare dovrà andare a processo. Com’è noto, il reo confesso Salvatore Montefusco è stato condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio delle due donne. La Corte d’Assise ha concesso all’imputato le attenuanti generiche, valutate equivalenti alle aggravanti e ritenendo i maltrattamenti assorbiti nell’omicidio

CASO MONTEFUSCO, UN CARABINIERE RISCHIA IL PROCESSO
Un nuovo filone d’inchiesta si apre in merito al duplice femminicidio di Renata e Gabriela Trandafir, uccise da Salvatore Montefusco. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di un Carabiniere che non avrebbe formalizzato la denuncia della donna un anno prima della tragedia.