Nel video Elena Campedelli Presidente “Casa delle donne contro la violenza”
“Femminicidio” non sarà più soltanto la parola usata per indicare la morte violenta di una donna, ma diventa anche “una autonoma fattispecie penale”, quindi un reato specifico punito con il massimo della pena: l’ergastolo.
Proprio alla vigilia dell’8 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge per l’introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime.
Il provvedimento, basato su dieci punti-cardine, è in linea con la ratifica della Convenzione di Istanbul e della nuova direttiva dell’Unione europea in materia di violenza contro le donne.
Il massimo della pena, l’ergastolo, è stato ritenuto necessario per l’estrema urgenza criminologica del fenomeno dei “femminicidi” in Italia.
Ma non è solo nei confronti dei responsabili di omicidi che il governo ha deciso di aumentare le pene: il disegno di legge prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e “revenge porn”.
Pene più dure anche per chi provoca lesioni permanenti al viso, come quello provocato dal lancio di acido, ma anche per l’interruzione di gravidanza non consensuale, gli atti persecutori e chi costringe con la violenza una donna a subire abusi sessuali.
Infine, pene più severe anche per le pratiche di mutilazioni genitali femminili che riguardano ancora tante donne africane che vivono in Italia.