Il 1° febbraio del 1945 segnò una svolta storica per la democrazia italiana e per le donne: il Consiglio dei Ministri con il Decreto legislativo luogotenenziale n.23 riconosceva alle donne il diritto di votare, anche se con alcune limitazioni. Restavano escluse quelle al di sotto dei 21 anni di età e le prostitute. L’Italia all’epoca era ancora una Monarchia che vedeva all’orizzonte la fine della Seconda Guerra Mondiale, eppure, già da tempo era stata largamente avvertita la necessità di una maggiore partecipazione del sesso femminile all’interno delle dinamiche territoriali. Il Paese non poteva più ignorare le istanze di modernizzazione che attraversavano l’Europa del dopoguerra. A sancire il suffragio universale fu un decreto firmato da Umberto II di Savoia. Le amministrative della primavera del 1946 furono la prima prova sul campo della nuova legge e l’affluenza femminile raggiunse quasi il 90%. Una conquista storica che ha segnato l’inizio di un percorso di parità di genere che ancora oggi è in corso e che è fortemente riconosciuto dalle donne di ogni età.