Il sistema penitenziario italiano vacilla. La stragrande maggioranza degli istituti di pena risale al secolo scorso, buona parte delle strutture è in sovraffollamento e molti detenuti hanno problemi di salute mentale o di dipendenze. L’ennesimo suicidio avvenuto nel penitenziario Sant’Anna ha riacceso i riflettori su un fenomeno purtroppo in crescita in tutta Italia. L’Emilia-Romagna ha provato a dare una risposta alla situazione della sanità e della psichiatria nelle carceri, rafforzando anche il contrasto a tossicodipendenze e alcol-dipendenze tra i detenuti. E lo ha fatto con l’assegnazione alle Ausl sedi di Istituti penitenziari di oltre 18 milioni di euro per la prevenzione e l’assistenza degli internati. Le risorse, fanno sapere da viale Aldo Moro, sono ripartite in base alla popolazione detenuta: all’azienda sanitaria modenese sono destinati 2,6 milioni di euro.  A queste risorse si aggiungono i 510 mila euro del Fondo sanitario nazionale per sostenere gli oneri relativi al personale a presidio delle dipendenze, e di questi fondi quasi 87 mila euro andranno a Modena.  L’obiettivo è quello di garantire, non solo un’assistenza efficace, ma anche una continuità di cura tra il carcere e il territorio, essenziale per ridurre recidive e promuovere la riabilitazione.