Nel video l’intervista a Barbara Bertolani, Casa delle Donne contro la Violenza
30 anni di reclusione per Salvatore Montefusco. 30 anni che per i parenti più stretti delle vittime, da sempre presenti alle udienze con le foto di Gabriela e Renata Trandafir, sono troppo pochi. Il Pm aveva chiesto due ergastoli, uno per ognuna delle donne e tre anni di isolamento, ma ieri la Corte non ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione e della crudeltà. Nell’amarezza la famiglia ha dichiarato che è come se le avessero uccise due volte: quando erano in vita e hanno sporto denuncia per maltrattamenti, senza che ciò potesse prevenire la loro morte, e ora, con una pena che secondo i parenti non rende giustizia a Gabriela e Renata. Parzialmente soddisfatta la difesa dell’uomo: il legale di Montefusco, Marco Rossi, ribadisce che, secondo lui, non sussiste l’aggravante dei maltrattamenti. Attenderà quindi le motivazioni della sentenza e farà appello. La Corte ha condannato Montefusco anche a cinque anni di libertà vigilata e al risarcimento di un milione di euro nei confronti di Salvatore Junior, suo figlio unico scampato alla strage e parte offesa e civile nel processo. Riconosciuta come parte civile e destinataria di un risarcimento simbolico, anche la Casa delle Donne contro la Violenza, che, al di là del contenuto della sentenza, ha rimarcato l’importanza di continuare a mantenere alto l’interesse pubblico sulle dinamiche familiari tra uomo e donna che conducono ai maltrattamenti e purtroppo, fin troppo spesso, ai femminicidi