un video realizzato nel 2019, la promessa, anzi “pretesa” della premier Meloni di “abolire progressivamente le accise sui carburanti”. Da cavallo di battaglia in campagna elettorale alla decisione, a gennaio 2023, di non rinnovare il taglio deciso dal governo Draghi. E intanto, quelle accise, anziché andare giù come promesso, vanno su. Una tendenza al rialzo che potrebbe essere confermata presto – almeno, sul gasolio per autotrazione – dall’esecutivo che punterebbe, infatti, a raccogliere poco più di 3 miliardi per la manovra dall’allineamento delle accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina. L’ipotesi affiora nel piano strutturale di bilancio 2025-2029: tra le indicazioni operative compare il riordino delle spese fiscali, “per aumentare l’efficienza del sistema fiscale italiano e sostenere la transizione energetica e ambientale”. Un azzardo che, se così dovesse essere, per le associazioni dei consumatori varrebbe 3 miliardi e cento milioni di euro; quindi, una vera e propria stangata sul settore dell’autotrasporto dove questa tipologia di carburante è più utilizzata. “Solo nel 2023 – spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – gli italiani hanno pagato un totale di 38 miliardi di euro a causa della tassazione (Iva e accise) che grava sui carburanti venduti in Italia”. Allineamento che farebbe schizzare In il prezzo ai distributori ed equivarrebbe ad un maggior esborso, pari a 5,5 euro a pieno. Per questo le associazioni sono pronte a dare battaglia. Per Federconsumatori Modena “l’aumento del costo del diesel produrrebbe un ulteriore aggravio dei beni di largo consumo pari a +121,00 euro annui a famiglia, anche quelle che non posseggono un’auto, mentre l’aggravio totale, per una famiglia che ha un’auto diesel, ammonta a circa 233,00 euro annui. Un disegno inaccettabile da ogni punto di vista”.