Già due anni fa i residenti e commercianti di via Verdi a Modena avevano cominciato a segnalare alle forze dell’ordine un viavai insolito, alquanto sospetto, di ragazze e uomini, in particolare presso un locale sul quale campeggiavano le insegne di un CAF, ma sulla cui reale attività erano sorti molti dubbi. Oggi, a far luce su ciò che accadeva all’interno è la Polizia di Stato, che ha dato esecuzione all’ordinanza alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria nei confronti di sette cittadini, due italiani e cinque rumeni, gravemente indiziati a vario titolo del delitto di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. I finti “CAF” erano a tutti gli effetti case di appuntamenti, le ragazze venivano controllate e dovevano cedere parte dei guadagni, oltre a versare affitti spropositati. Le ragazze venivano contattate dai clienti mediante annunci inseriti su siti web di incontri e gli appuntamenti venivano fissati presso uno degli immobili in questione, dove si consumava il rapporto a pagamento. All’interno, erano stati di fatto rinvenuti segni piuttosto inequivocabili su tale attività di prostituzione. Al momento, dei sette indagati, solo quattro sono stati rintracciati per la notifica delle misure cautelari. Per altri tre sono in corso ricerche sia sul territorio nazionale sia all’estero.
CAF A “LUCI ROSSE”, RESIDENTI DI VIA VERDI: “COSÌ VENIVANO SFRUTTATE LE PROSTITUTE”
Sette persone sono implicate nell'indagine della Polizia di Stato nata dalla scoperta nel 2022 di alcuni locali utilizzati per incontri a pagamento, tra cui uno in via Verdi "travestito" da CAF. Proprio lì residenti e commercianti avevano segnalato un via vai sospetto.