Aveva cominciato bene, Paolo Bianco, dissipando i dubbi sulla scelta del Modena di un allenatore alla prima esperienza in B.
Aveva cominciato bene, vincendo le prime 4 partite consecutive del campionato (con Brescia, Ascoli, Cosenza e Pisa), mettendo in mostra una brillante idea di gioco e issandosi ai piani nobili della classifica, riempendo il Braglia di entusiasmo e facendo cullare ai tifosi il sogno dei playoff.
Il punto più alto è stato la vittoria a Catanzaro (2-1), il 4 novembre.
Dopo, è iniziato il lento ma inesorabile declino del progetto-Bianco a Modena.
A cominciare dalla sconfitta in casa (0-2) con la Sampdoria, qualcosa ha cominciato a scricchiolare, momentaneamente nascosto dal bel successo (2-1) nel derby con la Reggiana, il 2 dicembre. Poi, a seguire, una serie di prestazioni incolori ha portato ad un’autentica crisi di risultati, culminata nel pesante 4-0 subito a Cremona, a Santo Stefano.
Nell’anno nuovo, ancora risultati modesti, conditi dagli ormai famosi e famigerati mugugni del pubblico.
Il 27 gennaio, dopo un mercato invernale che non ha certo rinforzato la squadra, Bianco cambia modulo, passa al 3-5-2, silura i veterani Gagno, Pergreffi e Tremolada, e domina il derby con il Parma, battuto 3-0.
Sembrava la svolta, ma resta un’illusione.
L’ultima vittoria del Modena, 75 giorni e 11 giornate fa.
Dopo le sconfitte in casa con Cremonese e Feralpisalò, a inizio marzo, il Modena esce dalla zona playoff, ricalibra al ribasso gli obiettivi e comincia a guardarsi dietro, per evitare i playout.
Scende in campo anche il presidente Rivetti che in un’intervista, sull’allenatore, dichiara che “la panchina di Bianco è solidissima”.
Ma 9 giorni dopo quella dichiarazione, la panchina di Bianco non c’è più.
E non è una sconfitta solo per Bianco, ma anche e soprattutto per chi lo ha scelto e per chi tenacemente non ha voluto prendere atto della realtà.