E’ l’Istat a confermare, attraverso il report “Indicatori demografici anno 2023”, il crollo delle nascite in Italia (e in questo Modena e provincia si allineano alla tendenza ormai consolidata in questi anni)
Una riduzione che riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. I numeri evidenziano che, dopo il periodo pandemico in cui si sono registrate variazioni irregolari e in aumento rispetto al solito, la discesa della fecondità è ripresa ovunque, con una prevalenza nelle zone del nord Italia. Il territorio di Modena rientra appieno in questa fotografia, infatti, per quanto riguarda la demografia, lo scorso anno è stato evidenziato il peggior tasso di crescita degli ultimi 20 anni. 14 anni fa, commenta la Cisl Emilia Centrale, nascevano 1.963 bimbi in più mentre ora galoppa l’invecchiamento della popolazione. Varie le motivazioni che vanno sia da un’importante contrazione della fecondità che da un calo della popolazione femminile in età riproduttiva, ma questo vale anche per quella maschile. Ad incidere pure la crisi economica degli ultimi anni che si è dimostrata flessibile nel tempo, rendendo instabile e Centrale crescere un figlio sino ai 18 anni costa ai genitori circa 170.000 euro. E una famiglia oggi ex classe media non potrà accedere ad aiuti pubblici perché troppo ricca, troppo povera però per sostenersi da sola. Tra asilo nido, materna e servizio mensa, è stato calcolato sempre dalla sigla sindacale che una famiglia ai 18 anni del figlio avrà già speso più di 24mila e 500 euro. E non sarà abbastanza utile neppure l’assegno unico perché l’Istat ha calcolato una perdita per nucleo familiare medio di 254 euro rispetto al 2019.