Nel video l’intervista a Roberta Covezzi, Psichiatra e Responsabile programma per disturbi alimentari dell’Ausl
Era la mattina del 15 marzo 2010 quando Stefano Tavilla, entrando nella cameretta della figlia 15enne Giulia, per svegliarla, la trovò morta nel suo letto. Lì, proprio dove l’aveva lasciata e salutata la sera prima. Aveva avuto uno scompenso cardiaco, complicanza di quella malattia silenziosa, invisibile, ma devastante di cui era affetta, la bulimia nervosa. Tredici anni sono passati da quel terribile giorno per Stefano e qualche passo è stato fatto. Ma ancora tanta strada c’è da fare. Oggi, nella giornata del “fiocchetto lilla”, simbolo della lotta contro i disturbi alimentari, è l’Ausl a riportare l’attenzione su un fenomeno drammatico che, a Modena, ha visto aumentare le segnalazioni, a partire dalla pandemia, addirittura del 30%. Soprattutto, tra gli adolescenti.
Non si tratta semplicemente di abitudini scorrette legate al cibo, ma di disturbi di natura psichiatrica con un’alta frequenza di complicanze mediche, che possono portare anche alla morte. Per questo la sensibilizzazione dev’essere pane quotidiano, 365 giorni l’anno. E la ricorrenza di oggi un monito per ricordare che, con il giusto percorso, “guarire è possibile”.