Nel video l’intervista ad Alice Miglioli, Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna

8 marzo 2020, un giorno drammatico per Modena. Un fumo nero che si levava al di sopra della Casa Circondariale Sant’Anna riuscì, quel giorno di quattro anni fa, ad attirare l’attenzione dell’Italia intera. Fu una rivolta terribile. Nove detenuti persero la vita in quell’occasione e tante famiglie, da allora, da quattro anni, non si danno pace. Uno slogan diventa la loro voce: “La verità non si archivia”. Una verità diversa da quella processuale, sulle morti, già scritta.  Per questo, ancora una volta si sono trovati lì, davanti ai cancelli del carcere. Per ricordare un tragico anniversario, uno di quelli che non si vorrebbero mai festeggiare. Ma, soprattutto, per tenere alta l’attenzione sulla possibile archiviazione per reati di tortura.

 

Stabilire cosa sia realmente accaduto in quelle ore dolorose non è certamente cosa semplice. Una vicenda tanto complessa quanto delicata, che merita quelle che i parenti definiscono “indagine vere”. Così come verità debba essere fatta, necessariamente, sulle morti in carcere che avvengono tutt’ora. Perché purtroppo il problema – dicono – non si è fermato a quell’8 marzo 2020.