Per la prima volta dopo anni la Regione Emilia-Romagna supera la prova delle polveri sottili. Un “sei” in pagella attribuito anche a Modena, che nella sua centralina più critica, quella di via Giardini, ha fatto registrare nell’arco di tutto l’anno scorso, 32 giorni di sforamento dei valori limite delle polveri sottili, quando il numero massimo consentito è di 35. Una sufficienza “di misura”, ma da anni la nostra città non riusciva a rispettare questo parametro. Allo stesso modo nell’intera Regione le province sono riuscite ad abbassare, nel 2023, i livelli di PM10 registrando i valori più bassi dell’ultimo quinquennio. Vanno meglio anche i livelli di PM2.5, mentre il limite sulla media annuale di biossido di azoto è stato superato, senza però sforamenti del valore limite orario. Un altro parametro che va male e non di poco, è quello dell’ozono. Pressoché tutte le centraline dell’Emilia-Romagna, comprese quelle di Modena, hanno registrato forti sforamenti. Il limite in un anno dovrebbe essere di 25 giorni, ma nella sola centralina del Parco Ferrari, a Modena, livelli alti di ozono sono stati registrati per ben 68 volte nel corso del 2023. Proprio questo inquinante può mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi che si è prefissata l’Emilia-Romagna di migliorare sensibilmente la qualità dell’aria entro il 2030. A dirlo è la stessa Arpae che, a causa dei cambiamenti climatici in corso, ha previsto un innalzamento di giorni di sforamenti di ozono, strettamente collegati all’innalzamento delle temperature, di almeno il 30% nella sola Modena.