Nel video l’intervista ad Ashraf Nassar

È nato in Italia, vive a Bologna, ha lavoro a Modena. Ma i suoi nonni e molti altri parenti vivono in uno dei paesi più caldi del globo. Ashraf Nassar è un giovane italo-palestinese. Metà della sua famiglia si trova in Cisgiordania, nella Palestina occupata. La situazione lì, ci racconta, non è drammatica come nella Striscia di Gaza, ma anche entro quei confini si sono contante numerose vittime. I bombardamenti di Israele in risposta ad Hamas e l’ordine dello sgombero non sono che l’ultima ferita di quella che Nassar descrive come un’umiliazione pressoché quotidiana. Anche prima dell’inasprimento delle ostilità a Gaza la luce era concessa per meno di 10 ore al giorno, ogni viaggio in Cisgiordania, dice Ashraf, è reso volutamente difficile. Con lo sgombero dell’area nord della Striscia imposto da Netanyahu, i palestinesi temono nasca una nuova “Nakba”, “catastrofe” in arabo. Un termine nato nel 1948, quando circa 700mila palestinesi furono costretti a lasciare le proprie case dopo la vittoria di Israele. Secondo molti e anche secondo Ashraf, il dolore del popolo palestinese va avanti da allora