Battuta d’arresto per il settore manifatturiero dell’Emilia-Romagna che, in questo secondo trimestre, vede confermati i segnali di rallentamento già evidenziati nei primi mesi dell’anno. Nonostante una buona capacità di tenuta, le variabili esterne sono sempre più incerte e anche la proiezione al 2024 mostra un quadro difficile. Costo dell’energia, inflazione e alti tassi d’interesse deprimono gli investimenti. Il volume della produzione delle piccole e medie imprese manifatturiere si è ridotto dello 0,3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. In contrazione dell’1% gli ordini e cala il commercio con l’estero. Sono questi i principali risultati che emergono dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera. I dati settoriali evidenziano come quasi tutti i comparti siano interessati dal rallentamento, in particolare è l’industria del legno e dei mobili a registrare la flessione più ampia, un -5% in termini di volumi produttivi, -4,3% in termini di fatturato. A ulteriore conferma del contesto non brillante delineato dall’indagine, i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane che, pur rimanendo in soglia positiva, segnalano una brusca frenata. Nei primi sei mesi dell’anno l’export dell’Emilia-Romagna è cresciuto del 2,8% in valore rispetto allo stesso semestre del 2022, mentre in quantità ha perso oltre il 10%. La buona notizia però è che, in controtendenza agli altri indicatori economici, l’occupazione nella nostra Regione è aumentata del 3,7% per la sola industria. Non a caso, a fine giugno 2023, il manifatturiero emiliano-romagnolo contava circa 1.500 imprese in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente, ma anche 6.500 occupati in più.